Suvereto

LE FRAZIONI

Belvedere
Gioiello rurale, posto sulla collina che domina il paese, edificato nel XVI secolo, quando Jacopo Appiani, signore di Piombino, dette il via alla costruzione di questo piccolo borgo, dove le famiglie agiate di Suvereto potevano fuggire ai grandi calori estivi, portatori di malaria. Vi si gode una vista straordinaria sulla Val di Cornia, la costa e parte dell'Arcipelago Toscano. Vi si può soggiornare o gustare la cucina locale grazie ad un grazioso Bed & Breakfast e ad un ottimo ristorante tipico.

San Lorenzo
Situata ai bordi del grande parco di Montioni, di cui è una delle porte d'accesso, è la frazione più popolosa di Suvereto, nel cuore di una delle sue aree agricole più fiorenti, circondato da cantine prestigiose, frantoi che producono olio d'oliva di eccelsa qualità, agriturismi di grande bellezza. 

Prata
Immersa nel verde dei boschi di lecci e di sughere, sulla strada che porta al borgo di Sassetta, è una piccola frazione rurale, con un  ristorante e splendidi agriturismi circondati da un paesaggio collinare di rara bellezza, dove è possibile ristorarsi con lunghe e suggestive passeggiate.

Forni
Trae il suo nome dall'essere stata per secoli sede di un'intensa attività fusoria, secondo la millenaria tradizione metallurgica della Val di Cornia e poi di una grande fornace di mattoni, attività rese possibili dalla vicinanza del fiume Cornia. Conserva di quell'epoca un grazioso borgo raccolto attorno ad una piazzetta rustica. La strada che vi conduce è costeggiata da alcune delle più prestigiose cantine del territorio, molte dotate di bellissimi agriturismi.

"COME RAGGIUNGERE SUVERETO"

AUTO:
Da Nord: Autostrada A 12 Genova – Rosignano fino al termine Uscita Rosignano. Bretella di immissione nella Variante Aurelia SS1 Livorno-Grosseto, direzione Grosseto. Uscita "Venturina – Piombino. Prendere direzione Venturina, poi Suvereto.
Da Sud: Variante Aurelia SS1 Grosseto-Livorno, direzione Livorno. Uscita Venturina-Piombino. Prendere direzione Venturina, poi Suvereto.

AEREO:
Aeroporto Galileo Galilei di Pisa. Distanza 100 km.

TRENO:
Stazione di Campiglia M.ma. Distanza 8 km.

STORIA

TRA COLLINA E MARE
Un borgo di pietra incastonato sulle colline Toscane e laggiù, sempre presente, il mare. Dagli spalti della sua antica Rocca si scorgono, da una parte, la distesa infinita di colli che si addentrano nel cuore della Toscana e, dall'altra, la fascia cobalto del Tirreno, il Golfo di Follonica, il promontorio di Piombino, l'Isola d'Elba e altre isole e isolotti dell'Arcipelago Toscano. Tra la collina e il mare: questo sembra il suo destino. Persino la sua cucina lo dice: i sapori forti della selvaggina e dei prodotti del bosco, ma anche una decisa presenza del pesce, soprattutto quello azzurro dei piatti popolari.
Un borgo medioevale, ancora cinto di mura, intatto nell'impianto urbanistico che si è dato tra XI e XIV secolo, che ci racconta un medioevo duro e rude, pietroso, lontano dalle preziosità e dai trionfi artistici delle città d'arte toscane, ma che stupisce e affascina il visitatore per l'atmosfera unica e vera che si respira tra i vicoli e le piazzette, tra le case oggetto di continui restauri, nel lastricato in gran parte originale e consunto dai secoli.
Una campagna splendida e rigogliosa, dove regnano l'olivo e la vite, oggi capaci di donare prodotti di eccellenza che stanno diffondendo il nome di Suvereto nel mondo. E sua maestà la sughera, che conferisce al paesaggio, mescolata alla macchia mediterranea, un segno caratteristico. Il sughero, qui detto "suvero", ha persino dato il nome al paese ed è raffigurato nello stemma, insieme al leone, segno dell'antica fierezza civica d'impronta ghibellina.
Qui siamo in terra etrusca, nell'entroterra della potente Populonia, padrona del ferro e dei metalli. Le campagne e i piccoli borghi rurali restituiscono continuamente segni della presenza etrusca e delle attività metallurgiche. Ma la Suvereto che conosciamo nasce dopo, prima dell'anno Mille. Documenti del X secolo parlano di un castrum di Suvereto: è il momento in cui la potente famiglia dei conti Aldobrandeschi, signori della Maremma, afferma il suo predominio e stabilisce il confine settentrionale dei suoi immensi feudi. Nel XII secolo, a simboleggiare il loro potere, costruiscono sulla sommità del colle una grande torre in pietra. Attorno e sotto di essa si sviluppa il borgo, i cui abitanti, nel 1201 ottengono, dal conte Ildebrandino VIII Aldobrandeschi, la Charta Libertatis, una serie di libertà e di franchigie che ancora oggi la comunità suveretana riconosce come il vero suo atto di nascita. Nel XIII secolo il borgo si sviluppa, si costruisce lo splendido Palazzo del Comune, nascono il grande convento di San Francesco, di cui si conserva il Chiostro, e la cinta muraria.
Nel 1237 Suvereto aderisce alla Lega Ghibellina, esce dall'influenza calante degli Aldobrandeschi ed entra nell'orbita della Repubblica di Pisa, che trasforma la torre feudale in una rocca possente. Nel 1313 Suvereto ospita il cadavere dell'imperatore Arrigo VII, morto a Buonconvento, in attesa del suo trasferimento nel cimitero monumentale di Pisa, dove oggi se ne ammira la tomba.

Nel 1399 nasce, per opera della famiglia pisana degli Appiani, il Principato di Piombino. Suvereto ne entra a far parte. Il piccolo stato, tra alterne vicende, resterà incredibilmente indipendente fino al 1815, quando il Congresso di Vienna lo cancellerà inserendolo nel Granducato di Toscana.
Da terra di frontiera, situata tra le aree di influenza di stati ben più potenti, come Siena e Firenze, Suvereto ne subì spesso le conseguenze, come quando, nel XV secolo Baldaccio D'Anghiari, che poi verrà decapitato a Firenze, la cinse d'assedio.

Tra il Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, Suvereto continua a svilupparsi, come testimonia la costruzione di nuove chiese, come quella della Madonna Sopra la Porta (1480), quelle di San Leonardo e San Rocco (1520-1530), o la cinquecentesca Fonte degli Angeli, a cui lavorò anche l'artista fiorentino Andrea Guardi, realizzandovi una preziosa edicola marmorea di Madonna con Bambino, oggi sostituita da una copia e conservata nel Museo d'Arte Sacra.
A partire dalla metà del '500, seguendo le sorti di tutta la Maremma, Suvereto comincia a declinare. Il borgo si spopola e le campagne si degradano. I signori di Piombino reagiscono con leggi che favoriscono l'immigrazione, fino a costruire interi borghi in posizioni più salubri, come il castello di Belvedere (1573), che, piccolo gioiello urbanistico dell'epoca, offre ancora oggi un panorama mozzafiato. La popolazione, che aveva superato i 1000 abitanti nel '400, ne contava 570 nel 1787.

Il secolo della ripresa sarà l'800. Intanto, tra il 1796 e il 1799, Suvereto dà vita ad un movimento – la rivolta delle coccarde – contro il dispotismo dei signori di Piombino, che testimonia come anche qui fosse giunta l'onda lunga della rivoluzione che spazzava l'Europa intera. Subito dopo il principato di Piombino fu occupato dai francesi, divenne dominio napoleonico e fu assegnato a Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone e sposa del conte Baciocchi (qui subito soprannominata La Baciocca). Donna straordinaria, moderna e intraprendete, segnò profondamente il destino futuro di questa terra. Fece venire dalla Francia scienziati, ingegneri, agronomi, geologi. Mentre a Piombino nasceva il primo ospedale e il territorio veniva dotato di strade, a Suvereto organizzò modernamente il villaggio minerario di Montioni, dove si estraeva l'allume, aprì un attività termale, rivoluzionò il modo di coltivare la vite, impiantando un vigneto "alla maniera di Bordeaux", oltre ad introdurre nuove più produttive tecniche di coltivazione. Privatizzò grandi estensioni di terreni demaniali e religiosi e soppresse il convento di San Francesco.

Quando nel 1815 Suvereto entra nel Granducato di Toscana, i Lorena continuano l'opera di risanamento e bonifica, prosciugando le aree paludose e sostenendo l'agricoltura, continuando così una fase di sviluppo destinata a durare. Nel 1850 la popolazione supera di nuovo i 1000 abitanti. Nascono nuove abitazioni, fuori e dentro le mura, vengono lastricate le vie interne, un acquedotto porta l'acqua fino al borgo. Si modernizza – purtroppo per noi, ma forse con grande vantaggio per gli abitanti! – l'ingresso al paese abbattendo, "per ventilare con utilità per la pubblica salute" l'antica Porta al Piano o Porta al Mare, sostituta con l'attuale Arco merlato.

Suvereto è ormai parte della storia d'Italia. La diffusione della mezzadria e la nascita della grande industria a Piombino mutano, nel corso del'900, la fisionomia della società suveretana e l'aspetto delle sue campagne. La comunità partecipa con passione alla liberazione dal fascismo e al dibattito politico della repubblica democratica, continuando e consolidando la grande e antica tradizione civica di partecipazione, di libertà di difesa dei valori democratici a cui è ancora profondamente attaccata e che sono radicati nell'anima collettiva di questa gente di Toscana rude e dolce allo stesso tempo.

Una terra ricca di cultura, di storia, di prodotti enogastronomici di eccellenza, che sa offrire insieme le dolcezze della collina toscana e la freschezza di splendide spiagge. Una terra che ha tutto per assicurare al visitatore e al turista una vacanza indimenticabile.
Un fiore d'Alta Maremma.

SUVERETO E IL MARE
Sarà perché dalla Rocca, dalle numerose terrazze pubbliche e private del Centro Storico o da quel vero e proprio "balcone sul mondo" che è Belvedere, si è colpiti da quella striscia blu intenso che il Tirreno ci regala, dopo che il nostro sguardo si è deliziato di un paesaggio a maglia fitta di ulivete, vigne, boschi, seminativi, argini e controargini di fiumi e fossi. Sarà perché da quassù è possibile godersi un bel pezzo di Arcipelago Toscano (l'Elba, Palmaiola, Cerboli, Montecristo.....). Sarà perché per vedere che tempo farà i suveretani guardano il mare ("se sul mare è nero, fra poco tocca a noi..."). Sarà come sarà, ma questo borgo tutto rurale ha un legame intenso con il mare. Non solo perché è un paese di appassionati pescatori (le discussioni sulle dimensioni del pescato s'intrecciano con quelle sul numero di fagiani cacciati!), ma perché il pesce è base di alcuni dei piatti più gustosi, su cui fanno a gara massaie e ristoratori (stoccafisso, baccalà, acciughe, palamita, polpo lesso e spaghetti "sulla polpa di riccio"), e perché sempre più numerosi turisti e visitatori hanno capito che è buona abitudine rosolarsi sulle spiagge della costa e la sera approfittare del buen retiro di mezza collina, magari con qualche bel concerto in una delle piazze dell'antico borgo.
E' situata a venti minuti da uno dei luoghi magici della costa Toscana, il Golfo di Populonia – Baratti, che vanta, oltre a pinete secolari e uno splendido arenile, uno dei parchi archeologici della civiltà etrusca più importanti d'Italia, ed è candidato a diventare sito UNESCO e patrimonio dell'umanità. Se invece si va verso est, in meno di mezzora si raggiungono le bianche spiagge del Golfo di Follonica: Torre Mozza, Carbonifera, Mortelliccio, Perelli, La Sterpaia (Bandiera Blu per la sua sabbia finissima, per l'acqua pulita e trasparente e per essere la spiaggia di un area protetta di grande valore naturalistico). La vacanza a Suvereto permette di godere di tutte le bellezze e le emozioni del mare (i bagni, la vela, il windsurf, l'immersione) o, via Piombino (a 20 minuti), raggiungere l'Isola d'Elba dopo 50 minuti di traghetto, e poi ritornare al fresco delle antiche viuzze, evitando il caos serale e notturno delle stazioni balneari.
Facilmente raggiungibili, per una gita in barca o per una cena sul mare, porticcioli turistici di grande importanza, come Cala dei Medici a Rosignano, il Marina di San Vincenzo, il Marina di Salivoli a Piombino, l'Etrusca Marina a Scarlino, da cui provengono molti diportisti che, nelle giornate di troppo vento, scelgono di visitare il borgo medioevale più bello dell'Alta Maremma. Dove terra e mare s'incontrano, nello sguardo, nella fantasia e anche nel piatto dei numerosi e quotatissimi ristoranti di pesce del borgo.

ECONOMIA
L'economia del territorio è prevalentemente Agricola con alcuni insediamenti importanti sia di produzione vitivinicola che di olio e.v.o.. La vocazione enologica è confermata dalla presenza dei riconoscimenti D.O.C e D.O.C.G con oltre 30 cantine dedicate a produzioni di medio-alto livello (con riconoscimenti nazionali e internazionali). Altro elemento elettivo di Suvereto è il Turismo che con le sue strutture ricettive, agriturismi, B&B, RTA e Case Vacanza assicura una offerta di tutto rispetto. L'offerta enogastronomica, l'amenità del paesaggio, i parchi archeologici, archeominerari e protetti, la valenza storico culturale di Suvereto, fanno del luogo una meta sempre più richiesta.

Suvereto fa parte dell’entità territoriale della CONDOTTA COSTA DEGLI ETRUSCHI, fiduciario Massimo Bibbiani - Tel. 338 7944238 – E. mail: costaetruschi.slowfood@gmail.com

indicazione di uno o più requisiti e/o progetti già realizzati tra i più
importanti che esprimono l'essere Cittaslow

RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI
Alla data del 31.12.2016 la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani dell’intero territorio comunale, rispetto all’ammontare totale dei rifiuti urbani conferiti, è di circa il 42%, quindi percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti. La raccolta porta a porta o in postazioni di prossimità ha raggiunto il 100% del territorio comunale e questo ha consentito la rimozione dei cassonetti stradali.

 

CONSUMO DI SUOLO
Il Regolamento Urbanistico rappresenta lo strumento della pianificazione urbanistica del territorio comunale e si compone di due parti.

La prima parte attiene alla disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti, volta a disciplinare l’utilizzazione, il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio e urbanistico esistente, compresa la tutela e la valorizzazione degli edifici e dei manufatti di valore storico e artistico. Quindi il completamento, l’ampliamento  ed il recupero degli edifici esistenti, la definizione delle aree per le urbanizzazioni primarie e secondarie, la disciplina del territorio rurale e la riqualificazione insediativa. 

La seconda parte attiene alla disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi  del territorio. In particolare le addizioni agli insediamenti esistenti, gli interventi di riorganizzazione del tessuto urbanistico, ecc.

Gli obiettivi che il Regolamento Urbanistico si propone di perseguire nel territorio comunale di Suvereto sono sostanzialmente quelli della riqualificazione urbana e del recupero del patrimonio edilizio esistente. Infatti non prevede alcun consumo di suolo nel sistema rurale ed aperto con nuovi insediamenti residenziali. Le nuove costruzioni residenziali potranno essere eseguite solamente come recupero delle zone ad assetto indefinito. 

Nel territorio rurale la disciplina urbanistica ammette interventi sul patrimonio edilizio esistente al fine del recupero funzionale ed edilizio. In tale contesto nuove costruzioni sono ammesse sole per le esigenze dell’azienda agricola e dell’imprenditore agricolo.

RIDUZIONE DEGLI SPRECHI (alimentari, energetici, economici, idrici, eccetera)
Risparmi energetici: nel centro storico le lampade ad incandescenza della illuminazione pubblica sono state sostituite con lampade a vapori di sodio e sono stati inseriti i timer crepuscolari. Mentre i corpi illuminanti degli impianti di illuminazione pubblica esterni al centro storico e delle frazioni Prata e Montioni (n. 380 punti luce), sono stati efficientati con lampade a LED al posto di vapori di sodio.
L'impianto di riscaldamento delle scuole è dotato di termostati per la regolazione della temperatura di ciascun piano.

Le centrali termiche della scuola e della palestra sono provviste di catalizzatori a magneti permanenti per il risparmio di gas.

Il risparmio idrico è stato assicurato con la sostituzione dei rubinetti delle scuole, della palestra e degli edifici comunali con rubinetti provvisti di rompi getto.

COMUNE OGM FREE

GESTIONE MENSE COMUNALI
In gestione diretta da parte del Comune con prodotti biologici.

I MONUMENTI

IL PALAZZO COMUNALE
Questo splendido palazzo, da otto secoli sede del Comune di Suvereto, è uno dei più significativi esempi di architettura civile medioevale della Maremma.
Nel 1201 i conti Aldobrandeschi concedono alla comunità di Suvereto importanti libertà, tra cui quella di comprare e vendere case, terre e bestiame, di accogliere nuovi abitanti nel castello e di nominare propri rappresentanti. Con la nascita della prima forma di governo comunale e la nomina dei propri magistrati vede la luce a Suvereto uno dei primi comuni della Maremma. Diventa necessario dare alle nuove funzioni una sede degna. Inizia quindi al costruzione del Palazzo Comunale.

E' sormontato da un'antica torre, oggi dell'orologio, un tempo della campana, che chiamava a raccolta l'assemblea maggiore del comune e costituiva uno dei punti vedetta del piccolo centro. L'ingresso è costituito da una breve e ripida scalinata coperta da un loggiato sorretto da alcune colonne. Come ricorda il nome della piazzetta antistante, Piazza dei Giudici, da qui i magistrati comunali emettevano le loro sentenze e le comunicazioni al popolo riunito in piazza. Durante una recente indagine conoscitiva dell'Università di Siena sono emerse, nei locali al piano terra, tracce della più antica cinta muraria del castello, databile alla seconda metà del XII secolo e che delimitava la parte signorile, con la Rocca, dal Borgo. Il palazzo è ancora oggi sede del Comune di Suvereto, che ha conservato così, attraverso i secoli, nel cuore del Centro Storico, le principali funzioni politiche e di rappresentanza democratica

IL CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO (XIII – XV SECOLO)
Alla sommità di uno dei colli su cui si estende il castello di Suvereto, si erge ancora il complesso monumentale di quello che fu un grande convento di San Francesco. Fu fondato nel 1286 su terreno donato dai conti Aldobrandeschi di Santa Fiora, signori di Suvereto, ai francescani e consacrato da Fra' Bartolomeo Vescovo di Grosseto, come riportano le cronache del tempo. Per secoli ebbe una notevole importanza, ma nel 1806 fu soppresso da Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, divenuta intanto Principessa di Piombino. Nonostante lo smembramento del convento successivo alla chiusura, il chiostro conventuale ci appare nella sua integrità e nella sua rustica bellezza. A pianta quadrata, ha su ogni sponda cinque arcate su pilastri. Al centro era posizionata la cisterna, oggi scomparsa, che dà il nome alla piazza. Spazio urbanisticamente armonico, dotato di misure e di un'acustica eccezionali, è uno dei luoghi della vita culturale, musicale, enogastronomica e sociale di Suvereto nella bella stagione. Della chiesa conventuale, dedicata a San Francesco, oggi trasformata in casa vacanze, non restano che alcuni elementi della facciata a richiamare l'antica funzione. Si possono in ogni modo ancora ben distinguere il portale ed il gran rosone circolare. Addentrandosi invece all'interno dell'area conventuale, oggi trasformato in abitazioni, si possono scorgere vari elementi decorativi ed iscrizioni che ci raccontano la storia di questo complesso.

LA ROCCA "ALDOBRANDESCA" (X-XIV-XIX SECOLO)
"il castello di Sughereto, o Suvereto è situato in pendice, quasi alle falde di un poggio, che domina, dalla parte di mezzogiorno una vasta, fertile ed amena pianura (...) presentemente il castello di sughereto è circondato di muraglie con due porte, ed una rocca..." .
Cosi l'Abate Cesaretti descrive il castello nel 1788. La nascita del castello è strettamente collegata alla rocca situata " nel più alto, dalla parte di tramontana".
Le indagini archeologiche condotte sulla struttura dall'università di Siena nel 1989 e nel 2005 hanno portato alla luce all'interno della stessa una serie di buche di palo, databili alla fine del IX  inizio X secolo, che costituiscono la prima testimonianza dell'insediamento sulla collina di Suvereto. Insediamento che le fonti documentarie citano a partire dal 973.
Il primo nucleo murato del complesso è costituito dalla torre, databile alla seconda metà del XII secolo ma costruita su di una fortificazione precedente.
L'incastellamento di Suvereto fu voluta senz'altro dalla famiglia comitale degli Aldobrandeschi, che titolari dei diritti pubblici su Populonia trasferirono il centro amministrativo dei loro possedimenti nella zona proprio a Suvereto.
Fu il comune di Pisa, a seguito delle mutate esigenze difensive e in virtù di una nuova politica di gestione del contado, a fortificare l'abitato ed a munirlo di una grande rocca a settentrione.
Questi lavori furono terminati nel 1308, come attesta un'epigrafe posta sulla porta di accesso del recinto murato.
Venne così realizzato un recinto trapezoidale, addossato alla torre, e munito di due porte. All'interno del recinto furono ricavate le strutture e gli ambienti per ospitare la piccola guarnigione pisana.
La Rocca subì vari interventi di rifacimento nel corso dei secoli fino ad arrivare al suo abbandono, come struttura difensiva, nel tardo seicento.
Dal XIX secolo fu adibita ad abitazione civile con la costruzione, all'interno del recinto, addossato alla torre, di un edificio di tre piani.
Verso il 1950 la struttura fu completamente abbandonata e solo sul finire degli anni ottanta acquisita dal comune e recentemente restaurata.

LA CHIESA DI SAN GIUSTO VESCOVO (XII SECOLO)
La chiesa parrocchiale è intitolata a San Giusto, secondo la tradizione agiografica vescovo di Volterra, che insieme ad altri vescovi quali Cerbone, Regolo e Fiorenzo, esuli africani, sbarcò in Val di Cornia nel VI secolo.
Il loro passaggio è ricordato in tutta la vallata; infatti, San Fiorenzo è il patrono di Campiglia M.ma, San Cerbone della diocesi di Massa M.ma – Piombino e San Regolo, adesso venerato a Lucca, è ricordato in numerosi toponimi.
Non è nota la data di fondazione dell'edificio, che si ipotizza costruito su precedenti strutture paleocristiane, anche se è da escludere che si tratti del San Giusto ricordato nel 923 e 924 in due brevi del vescovo Vinclusio, redatti in "Ecclesia S.Justi" nel distretto di Cornino, in quel periodo sede della cattedra vescovile. 

Recenti studi confermano che il distretto di Cornino debba identificarsi con l'area di Suvereto, ma la campagna archeologica condotta nel 2006 dall'Università dell'Aquila tende ad escludere l'identificazione certa della chiesa di San Giusto del X secolo con quella attuale.
Il completamento dell'edificio, nelle sue forme attuali, è avvenuto nel 1189, ad opera di Barone Amico e Bono di Calci, come attesta un'iscrizione nel transetto di sinistra.
L'edificio ha pianta a croce latina, monoabsidato ed a navata unica. Sulla facciata a capanna, si aprono il portale di accesso ed un rosone quadrilobato. Sul timpano è presente una decorazione a bande bianche e nere.
Lungo il perimetro dell'edificio sono presenti monofore strombate. Il portale romanico è delimitato da due stipi sormontati da mensole, a decorazione fitomorfa e con protome umana centrale la prima, a motivi geometrici la seconda.
Sopra di esse è situato un architrave ornato con un tralcio di vite che esce dalla bocca di una figura centrale.
Sulle due colonne laterali poggiano due leoni che tengono tra le zampe dei busti umani.
All'interno dell'edificio  è possibile ammirare un fonte battesimale ottagonale, monolitico, scalpellato realizzato nel XII e posto nella ex cappella del Corpus Domini, oggi ornata con un discutibile mosaico realizzato nella seconda metà del XX secolo.
Addossato al lato sinistro della chiesa, non perfettamente allineato con la facciata della stessa, si eleva il campanile a base rettangolare. La cella campanaria presenta una bifora con arco a tutto sesto sul lato maggiore e una monofora su quello minore. Danneggiato da un fulmine fu restaurato da maestranze locali nel 1884 modificando l'assetto originario ed eliminando gli aspetti più tipici del romanico toscano.
I lavori di restauro all'interno stanno mettendo in luce resti delle primitive decorazioni ed in particolare si segnala il bestiario che orna la prima monofora della navata, raffigurante un donna che combatte un demone, probabile allegoria della lotta della Chiesa contro il Male. Tracce di vari affreschi ci ricordano la collocazione dei numerosi altari medievali posti lungo la navata e nei transetti.

LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO (XIX SECOLO)
La chiesa di San Michele Arcangelo, oggi sede del Museo di Arte Sacra, fu costruita nel 1881 dalla compagnia della Misericordia che qui aveva sede, accanto alla chiesa parrocchiale sull'area del vecchio camposanto. La chiesa è stata abbandonata dopo poco e già agli inizi di questo secolo fungeva da sala parrocchiale.
L' ottimo restauro del 1999 l'ha riportata al vecchio aspetto ed ha permesso la realizzazione del Museo di Arte Sacra che custodisce le opere del patrimonio parrocchiale e artistico locale.
All'interno del museo hanno trovato posto una serie di dipinti ( XVII-XVIII secolo ) anticamente collocati nelle varie chiese della comunità.
Qui sono collocate anche due splendide statue lignee, raffiguranti l'angelo annunciante e la Madonna annunciata, realizzate nel XV secolo ed attribuite a Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta ( Siena 1410-1480).
Anche se non facente parte del patrimonio parrocchiale si può qui ammirare la quattrocentesca formella marmorea "La Madonna della Fonte degli Angeli" di Andrea Guardi, un tempo collocata sul timpano dell'omonima fonte (vedi scheda fonti).
L'opera è stata restaurata nel 1995 con il contributo di imprenditori privati suveretani.

CHIESA DELLA MADONNA DI SOPRA LA PORTA (XVIII secolo).
La prima edificazione dell'edificio è del 1480, è stato poi ampliato nel 1772 a me-
moria di un fatto miracoloso avvenuto nel 1767: a causa di una grande alluvione i suveretani rischiavano di annegare perchè le acque piovane non riuscivano a defluire dalle griglie poste sotto le pesanti porte del paese; quando ormai tutto sembrava perduto le porte si aprirono verso l'interno, sfidando le forze delle acque e permettendone il deflusso.
Al mattino quando la guarnigione militare, che aveva sede sopra la porta, si recò
nella piccola cappella per pregare constatò che le acque erano arrivate a lambire il bordo
del quadro ivi conservato raffigurante la Madonna con bambino.
Fu allora deciso di erigere un santuario per conservare l'effigie miracolosa.
Il dipinto raffigurante la Madonna immacolata col bambino, realizzato nel XVI secolo,
è posto al centro dell'altare in legno, gesso e marmo.
Nel retro dell'altare e' conservato anche l'originale coro ligneo, mentre gli affreschi
nella volta e nel catino absidale sono stati realizzati nel 1858 e raffigurano la Sacra
Famiglia, l'Assunzione di Maria, La vergine immacolata ed alcune virtù teologali.
Sopra il portale di ingresso è posta una lunetta, proveniente con molta probabilità dall'edificio più antico e che alcuni studiosi hanno attribuito allo scultore Vittorio Ghiberti, lavorata a rilievo raffigura il Redentore Benedicente, si presume realizzata nel XV secolo ed è da alcuni studiosi attribuita allo scultore

LA CHIESA DEL SANTISSIMO CROCIFISSO (XVI SECOLO)
Addossata al convento di San Francesco fu edificata quale sede dell'omonima compagnia che aveva tra i propri compiti quello di organizzare i festeggiamenti in onore della Santa Croce, divenuta poi patrona della comunità suveretana.
Edificio ad aula unica, monoabsidato ed a sviluppo longitudinale, questa piccola chiesa presenta l'esterno a capanna, sobrio e privo di elementi decorativi mentre all'interno un recente restauro a portate alla luce le decorazioni nella zona dell'altare.
L'edificio fu costruito nel XVI secolo quando Santa Croce fu elevata alla dignità di patrona della comunità suveretana, prima affiancandosi e poi sostituendosi al patrono tradizionale San Giusto.
Qui è custodito il simulacro del Santo Patrono, un crocifisso di legno intagliato che la critica attribuisce a Domenico dei Cori (XV secolo) e che è possibile ammirare anche quando la chiesa è chiusa tramite le apposite finestre devozionali recentemente riaperte.
Il Crocifisso tradizionalmente è portato in processione fino alla chiesa parrocchiale in occasione delle feste patronali, il 3 di maggio, Invenzione della Santa Croce, ed il 14 settembre Esaltazione della Santa Croce.

I MUSEI

MUSEO ARTISTICO DELLA BAMBOLA
Collezione Maria Micaelli
Via Magenta

In un antico locale di Via Magenta è stato allestito il "Museo artistico della Bambola". La collezione qui ospitata, messa insieme e donata da Maria Micaelli, straordinaria conoscitrice dell'antica e suggestiva arte della bambola, oltreché infaticabile animatrice culturale del paese, rappresenta una grande ricchezza culturale, in quanto espressione di una continua evoluzione delle tecniche costruttive e di un'approfondita ricerca dei materiali: legno, cartapesta, porcellana, biscuit, panno. La campionatura proposta è particolarmente completa e significativa dei mutamenti di stile verificatisi attraverso i secoli e delle diverse tipologie. Gli esemplari presenti provenienti dalle manifatture più svariate d'Italia, sono esposti secondo criteri qualitativi per il loro valore storico e artistico, con intenti informativi e didattici. Di notevole interesse è la sezione dedicata alle bambole della Casa Lenci – celeberrima fabbrica di panno, fondata a Torino nel 1919 –, veri manufatti d'artista che divennero un vero e proprio fenomeno commerciale d'oltreoceano duranti gli anni '30 e '40. Rappresentativi della sezione delle bambole antiche sono i Bamboli Sardi, coppia di bambolotti con testa in cartapesta dipinta e corpo in panno imbottito, costruiti verso la fine del XIX secolo. La collezione è inoltre costituita da una notevole quantità di bambole realizzate da artisti contemporanei, in particolare le bambole "artistiche" dipinte da Eugen, pseudonimo di un notevole pittore livornese. Al fine di creare un legame fra le bambole di ieri e quelle di oggi, è stata realizzata una sezione dedicata alle bambole degli anni '50, prodotte in plastica rigida e caratterizzata da occhi mobili e da marchingegni "parlanti". Una piccola collezione di grande prestigio, che attira appassionati e stupisce i visitatori.

MUSEO D'ARTE SACRA
Sala San Giusto – P.zza V. Veneto

Il Museo di San Giusto, frutto di un impegno congiunto del Comune e della Chiesa, racconta la storia della Parrocchia e della devozione popolare a Suvereto. La sua collezione – sculture, quadri, arredi e paramenti sacri – testimonia l'importanza del paese e della sua Chiesa nel medioevo – fu per un certo periodo sede vescovile - e nella prima età moderna, mentre il contesto nel quale è collocato, cioè l'edificio stretto tra la millenaria Pieve di San Giusto e la porta principale del paese murato, in realtà una chiesa sconsacrata, rende il Museo una tappa irrinunciabile per ogni visitatore di Suvereto. Il Museo, il cui allestimento è in fase di completamento, accoglie il patrimonio artistico locale, tra cui si segnalano le statue di legno policromo, attribuite a Lorenzo di Pietro detto Il Vecchietta (XIV sec.), diverse tele a olio del Seicento e la scultura marmorea della Madonna con Bambino di Andrea Guardi, scultore che tenne bottega a Piombino. La formella proviene dalla Fonte degli Angeli, dove è stata sostituita da una copia e messa al sicuro nel piccolo ma interessante Museo. Il Museo è anche sede di numerose iniziative culturali e convegni durante tutto l'anno.

LA TERRA DEI PARCHI
E' una delle grandi attrattive della Val di Cornia: un sistema di parchi naturalistici e archeologici che ha fatto la fama di questo territorio. Un mosaico di aree protette incastonate in una terra ricca di storia, natura e cultura. Sentieri trekking, archeologici e naturalistici per passeggiare immersi nella macchia mediterranea, visite guidate ad importanti siti archeologici e musei ricchissimi per scoprire il mondo misterioso e affascinante degli Etruschi e la storia millenaria dell'estrazione mineraria, spiagge incontaminate e immense pinete.
Il Sistema dei parchi della Val di Cornia ha rappresentato l'Italia al Premio Europeo del Paesaggio 2009 istituito dal Consiglio d'Europa.

POPULONIA, L'UNICA CITTA' ETRUSCA SUL MARE
Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia si estende su 80 ettari, laddove sorgeva la potente città etrusca di Populonia, la regina del ferro, notissima nell'antichità per la sua attività metallurgica. Il Parco comprende i resti dell'abitato etrusco e romano, le sue vaste necropoli e i quartieri industriali. Chilometri di sentieri che aprono scorci incantati sul mitico Golfo di Baratti e sulle isole dell'Arcipelago Toscano.

UN VIAGGIO NEL CUORE DELLA TERRA
Il Parco Archeominerario di San Silvestro racconta la storia dell'estrazione dei metalli: dai cunicoli etruschi alle moderne miniere chiuse negli anni '70 del '900, attraverso il lungo percorso sotterraneo a bordo di un treno minerario. Al centro la Rocca di San Silvestro, villaggio di minatori di grande suggestione, fondato tra X e XI secolo.

IL MARE NEL VERDE
Il Parco della Sterpaia: 10 km di bianche spiagge affacciate su un mare azzurro e inserite in un habitat naturale estremamente prezioso fatto di dune, radure agricole, aree boscate e resti di antiche foreste umide, ricche di tutti i servizi e i confort necessari all'attività balneare.
Il parco di Rimigliano: una verde fascia costiera orlata da una lunghissima spiaggia sabbiosa. Un paesaggio forte e selvaggio. 150 ettari di macchia modellata dai venti marini, dominata dal leccio e alternata a tratti di imponenti pinete.

UN'ISOLA DI VERDI COLLINE
Il Parco di Montioni: un bosco antichissimo di 7000 ettari, in cui ci si può avventurare lungo innumerevoli sentieri un tempo battuti da taglialegna, carbonai, pastori e cacciatori.
Il Parco di Poggio Neri: le tracce di un'economia antica fatta di carbone, di castagne e di caccia, sono ben visibili in questo parco, dove è stato realizzato il Museo del Bosco, per riscoprire gli antichi mestieri.

5000 ANNI DI STORIA
Situato nel centro storico di Piombino, il Museo Archeologico del Territorio di Populonia, attraverso ricostruzioni dei paesaggi, degli ambienti e delle attività antiche e 2000 pezzi preistorici, etruschi e romani, racconta in modo moderno e vivace la storia straordinaria di questa terra.

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per informazioni e prenotazioni:
+ 39 0565 226445
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IL PARCO DI MONTIONI
Una grande area boschiva che, con i suoi oltre 7000 ettari, si estende a cavallo delle province di Livorno e Grosseto e che interessa il territorio di ben cinque comuni (oltre a Suvereto, Campiglia M.ma, Piombino, Follonica e Massa M.ma). 

Questa grande penisola boscosa, che separa con il suo complesso ed esteso sistema collinare, la Val di Cornia a nord dalla Val di Pecora a sud, tagliando l'Alta Maremma e spingendosi fin quasi al mare, ha rappresentato per millenni la fonte di legname e quindi energia delle innumerevoli attività metallurgiche che hanno caratterizzato la storia di queste terre. 

Dagli Etruschi, attraverso il Medio Evo e il Rinascimento, fino all'epoca napoleonica, le macchie di Montioni sono ricche di testimonianze di un bosco da sempre vissuto e lavorato dall'uomo. Qui si cacciava, si faceva il carbone, si raccoglievano la legna, i funghi, i frutti del bosco. Fino all'epoca napoleonica, quando Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, signora di Piombino e di Lucca, ne fece, per la breve ma intensa durata del suo regno, il centro vivace e pulsante dell'estrazione mineraria dell'allume.

Montioni è diventato parco interprovinciale nel 1999 ed attualmente è in corso la trasformazione in “Riserva Naturale Regionale”, proprio per la sua importanza territoriale, in attuazione della legge regionale toscana n. 30/2015. 

A Montioni è possibile già ora godere di stupende e rilassanti passeggiate e per il visitatore è in funzione un ottimo ristorante che serve la cucina tipica di questa parte di Maremma.

Particolari specie di flora o fauna
Nel Parco di Montioni sono state segnalate rarità botaniche come il Geropogon glaber L., la Poa palustris L. e l’Asarina procumbens Miller. Altre specie rare in Toscana, come l’orchidea spontanea Ophrys vernixia subsp. Ciliata (Biv.) Del Prete, l’Anthyllis tetraphylla L., la Lavatera cretica L., il Cymbopogon hirtus (L.) Janchen, l’Euphorbia sulcata De Lens,, l’Amaranthus blitoides  S.  Watson  e l’Allium tenuiflorum Ten.

La fauna del Parco di Montioni è piuttosto varia e numerosa, dato che il complesso boscato occupa una superficie vasta e scarsamente dotata di infrastrutture e abitazioni. Tali condizioni sono ideali per lo sviluppo indisturbato di molte specie faunistiche, come dimostra l’abbondanza di ungulati (daini, caprioli e cinghiali), nonché di altri mammiferi quali la  donnola, la volpe, il riccio, l’istrice e, probabilmente, il gatto selvatico. Inoltre è riapparso il gradito ritorno del grande predatore che ha ricostituito la catena alimentare naturale, il lupo. 

Anche la fauna ornitica è ricca e varia: sono numerosi i silvidi (beccamoschino, capinera, sterpazzolina, magnanina, lui' bianco), i falconiformi (biancone, poiana, falco pecchiaiolo, sparviero, nibbio bruno, albanella minore,  lodolaio,  gheppio),  i rapaci notturni o strigiformi (assiolo, civetta, gufo comune, allocco, barbagianni), nonché esemplari delle seguenti specie: colombaccio, tortora, cuculo, gruccione, upupa, picchio verde, picchio rosso, averla piccola, rigogolo, storno, ghiandaia, scricciolo, cinciarella, cinciallegra,  codibugnolo,  rampichino,  verzellino, cardellino, strillozzo, zigolo muciatto, zigolo nero, turdidi (pettirosso, usignolo, merlo).

Particolari ecosistemi
Boschi e macchie di sclerofille, boschi maturi di latifoglie termofile e mesofile (prevalentemente cerrete), garighe e arbusteti su ex coltivi, rimboschimenti di conifere. Aree agricole, lembi di praterie secondarie, corsi d’acqua minori, piccoli corpi d’acqua, sugherete, aree minerarie abbandonate.

Particolari emergenze geologiche e geomorfologiche naturalisticamente rilevante
Nel parco sono presenti  notevoli emergenze geologiche, botaniche,  faunistiche, minerarie, archeologiche e storiche. La presenza di insediamenti medievali e di fabbricati   agricoli   e   minerari   di   età   moderna   conferiscono   al   Parco   una complessità particolare, prodotta dalla continua interazione tra Uomo e    Natura: le attività legate all’estrazione della pietra alluminosa (utilizzata anticamente  per conciare le pelli, per fissare i colori sui tessuti e per le proprietà emostatiche) e le  utilizzazioni  forestali  (legna,  carbone,  sughero)  hanno  lasciato  sul territorio numerosi  segni,  ancora  adesso. Nel parco sono presenti  notevoli emergenze geologiche, botaniche, faunistiche, anticamente per conciare le pelli, per fissare i colori sui tessuti e per le   proprietà emostatiche) furono largamente sfruttati fin dal XV secolo ed, in  modo particolare, nei primi decenni del XIX secolo. Fu in questo periodo che i Principi di Piombino, Felice  ed  Elisa Baciocchi,  sorella  di Napoleone  Bonaparte,   fecero  costruire un villaggio minerario (Montioni Nuovo), ancora oggi ben visibile, con le  miniere a cielo aperto ed in sotterraneo, i forni per la cottura o confettatura della  pietra alluminosa, ed i sistemi di trasporto del materiale.

ELISA BONAPARTE A SUVERETO
Il 18 marzo del 1805, divenuto Imperatore di Francia, Napoleone assegna alla sorella Elisa Bonaparte Baciocchi (aveva sposato il conte corso Felice Baciocchi e per questo era chiamata dal popolino "la Baciocca") il principato di Lucca e Piombino. Contrariamente all'immagine di donna egoista e dissoluta che ne dette la propaganda antinapoleonica della Restaurazione, Elisa si dimostrò donna moderna, principessa attivissima e riformatrice lungimirante, lasciando sul territorio del piccolo stato di Piombino (di cui Suvereto da sempre faceva parte) segni indelebili e profondi del suo breve regno (1805 – 1814).
Con l'aiuto di uomini di scienza, ingegneri, medici, economisti e giuristi fatti venire dalla Francia, rivoluzionò le leggi e le abitudini del vecchio e sonnolento principato, portando un vento di novità e di dinamismo destinati ad influenzare a lungo la storia di queste terre.
Intraprese grandi opere di bonifica delle paludi malariche che occupavano gran parte della pianura della Val di Cornia, progettò e costruì strade (quella tra Piombino e San Vincenzo si chiama ancora "la via della principessa"), eresse il primo ospedale moderno di Piombino, decretò – primo sovrano d'Europa – la vaccinazione antivaiolosa di massa per tutti i bambini del principato, introdusse i codici napoleonici, sviluppò la manifattura e l'attività portuale, promosse studi ed esperimenti sulle potenzialità agricole del territorio, sostenendo la coltivazione di piante da frutto e da ornamento e favorendo metodi moderni di coltivazione dell'olivo e della vite.
Suvereto fu per Elisa uno degli angoli preferiti del suo regno. Intuendo la vocazione di quelle terre per la produzione di grandi vini, introdusse la coltivazione della vite a filare, "alla maniera di Bordeaux", che avrebbe avuto da queste parti, un grande avvenire. Aprì e sviluppò l'allumiera di Montioni e, rapidamente, grazie all'allume che se ne ricavava, utilizzato all'epoca in molti procedimenti industriali, quella che era una località sperduta e selvaggia, si trasformò in un laborioso e vivace villaggio minerario (con oltre 400 operai), denominato "Comune Elisa", dove la principessa, che vi aveva fatto portare alla luce anche delle sorgenti termali, si trasferiva quando poteva. Montioni, fu luogo di esperimenti curiosi e audaci, come l'utilizzo di cammelli per il trasporto del minerale da Montioni al mare. Ma vi sorse anche una fattoria modello che coltivava cereali, frutta, vigna e castagni.
Nel parco di Montioni restano tracce importanti di quell'epoca felice: non solo le rovine del villaggio minerario e i resti dei piccoli edifici termali, ma anche la cisterna, con un'edicola sormontata da una piramide, motivo che si ritrova nella fonte della Boldrona, all'ingresso del paese, costruita nel 1806, come rammenta l'epigrafe in francese, per volere della principessa. Ma è la colonna celebrativa, eretta in onore di Elisa ("nostra amata sovrana" e "tutto fu creato dal suo genio" recitano in francese le scritte) e del fratello ("Napoleone imperatore e re"), carica di simboli esoterici di origine massonica, cari alla cultura rivoluzionaria e napoleonica, a rappresentare più di ogni altra cosa lo spirito innovatore del tempo, che giunse fino a questi luoghi allora lontani e isolati.

PRINCIPALI  MANIFESTAZIONI

IL CARNEVALE DEL BORGO
Il "Carnevale del Borgo" si svolge nel mese di febbraio nel centro storico.
Una manifestazione molto particolare con la tradizionale sfilata degli ormai famosi carri allegorici montati artisticamente sugli "apini", con tanto di gruppi mascherati al seguito, realizzati da singoli o da gruppi di cittadini, che si associano su tematiche prettamente popolari, dalle scuole e dalle associazioni di Suvereto. Coordinata dal Comitato Carnevale  con la collaborazione di varie  associazioni di Suvereto.

L'ESTATE SUVERETANA
Si può dire che prende vita con la "Corsa delle Botti" il 3 di maggio, per la festa del Patrono. Poi, da quel momento fino alla fine di settembre, il borgo antico si anima e si colora di musica, spettacoli, rievocazioni storiche, gare, conferenze, serate letterarie, proiezioni, degustazioni di prodotti locali. Ce n'è per tutti i gusti e l'estate suveretana è ormai nota per la sua vivacità e per il suo livello culturale. Poi a dicembre la Sagra di Suvereto.

LA CORSA DELLE BOTTI
Si corre due volte all'anno: per il Palio di S.Croce, patrono di Suvereto , a maggio e per il Palio dell'Imperatore , in notturna, la vigilia di Ferragosto. Una corsa difficile e faticosa in cui squadre di "spingitori" fanno correre botti da 500 litri (vuote) sull'antico selciato del Centro Storico. Fa parte del circuito nazionale delle corse delle botti dell'associazione delle Città del Vino.
Di Palio, e di grandi festeggiamenti che duravano un'intera settimana, a Suvereto se ne parlava già nel 1700. L'edizione di maggio è quella storica che si è corsa nei secoli in onore del santo patrono S.Croce, prima a cavallo, "dall'Alberone alla Chiesa", poi, collegandola alla tradizione vitivinicola locale, attraverso la Corsa delle Botti. Si disputa la prima domenica di Maggio. Dal 1994 il palio viene disputato anche in agosto, in ricordo dell'Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, le cui spoglie mortali imbalsamate sostarono a Suvereto.

GLI INCONTRI DEL CHIOSTRO
Da circa 15 anni nella bellissima cornice del Chiostro di San Francesco i nomi italiani più importanti della letteratura, del cinema, del teatro, della scienza, del giornalismo, alternati a giovani autori meno conosciuti ma da valorizzare, incontrano un pubblico numeroso e attento, con una formula che prevede spesso accompagnamenti musicali, interventi teatrali, letture e che ha sancito uno  straordinario successo. 

CALICI DI STELLE
La notte del 10 di agosto è dedicata alle stelle cadenti e a sua maestà il vino. Organizzata in contemporanea nei comuni dell'Associazione Città del Vino è, fino a notte fonda, la grande festa del nettare di Bacco. Il borgo medievale si trasforma in immenso salotto, con centinaia di tavoli pronti ad accogliere le migliaia di visitatori che vengono a gustare i grandi vini delle cantine suveretane, ormai noti nel mondo, abbinandoli ai piatti più gustosi dei ristoranti, delle enoteche, dei panettieri e dei negozi di prodotti tipici, offerti sui banchi sul bordo delle vie. Mentre per il paese imperversano musiche e animazioni teatrali.

IL BORGO DEI RAGAZZI
Per una intera domenica a fine settembre l'antico borgo viene chiuso al traffico e diventa regno incontrastato di bambini e ragazzi. Nelle piazze, nei vicoli, nelle strade dell'antico borgo, decine e decina di animazioni e di attività riservate ai più giovani: il gioco, lo sport, l'arte, il teatro, l'artigianato, la musica, ma anche la solidarietà umana, l'amicizia, la fratellanza tra i popoli e le culture. Organizzato dal Comune di Suvereto e dal  Consiglio Comunale dei Ragazzi è un appuntamento unico nel suo genere che attira piccoli e famiglie da un vastissimo territorio.

LA SAGRA DI SUVERETO
Si tiene da oltre 40 anni, grazie allo straordinario impegno delle associazioni e delle centinaia di volontari, organizzati dall'Ente Valorizzazione Suvereto, a cavallo tra la fine di novembre e gli inizi di dicembre ed è una delle sagre più vecchie e più conosciute della Toscana, che ogni anno attira migliaia di visitatori provenienti anche da fuori regione. Nata come "Sagra del Cinghiale", si è affermata sempre di più anche come appuntamento culturale ed artistico di rilievo. Vera e propria festa dell'inverno e della caccia, ne celebra i sapori forti e i piatti sostanziosi, in primo luogo il cinghiale, con tutto quello che lo accompagna: le pappardelle, la polenta, i fagioli, le olive, i sughi saporiti. Ma siamo anche nella stagione dell'olio nuovo, che accompagna il tutto con il suo gusto sapido e rotondo. E infatti, mentre sulla grande griglia all'aperto arrostiscono quintali di bistecche, di salsicce e di rostinciana, in tutto il paese si degustano il verdissimo olio extra vergine appena franto e gli straordinari vini della Val di Cornia, ormai affermati a livello internazionale, ma che qui, nella terra che li produce e con i piatti della grande cucina dell'Alta Maremma, esprimono il meglio di sé. Poi la Sagra è artigianato, mostre d'arte, incontri e convegni sullo sport, sulle problematiche del territorio, sulla storia, sulla società, presentazioni di libri, animazioni di strada, musica. E amicizia: infatti ogni edizione ospita un altro paese, con le sue tradizioni, il suo artigianato, i suoi prodotti tipici e la sua cucina, alla quale viene dedicata una serata gastronomica.
Una giornata alla Sagra è una scoperta continua, una passeggiata sorprendente tra vecchie cantine e fondi scuri sorretti da antichi archi, tra prodotti, profumi e mestieri quasi dimenticati, dove è bello lasciarsi avvolgere dal calore dell'accoglienza, semplice e sincera, della gente di Suvereto e vivere come in un sogno l'atmosfera unica di questo borgo di pietra, che la storia e l'amore dei suoi abitanti ha conservato intatto, a beneficio dei nostri occhi e del nostro animo.

CALICI DI SAL SILVESTRO
Il 31 dicembre a Suvereto dalle ore 20,30 CALICI DI SAN SILVESTRO.
Nell'antico Borgo una Festa speciale per grandi e piccini, con enogastronomia di qualità, teatro di strada, animazioni per i più piccoli e musica per tutti .
Percorso di degustazioni in strada, cenone e degustazioni per le vie del centro, proposti dagli esercenti, con calici personalizzati e i prestigiosi vini di Suvereto, a prezzi accessibili.
A mezzanotte fuochi d'artificio.

MERCATI
- Ogni lunedì si svolge il mercato settimanale.
Luogo di svolgimento: Viale Leporatti

PRODOTTI TIPICI

TERRA DI VINO
Un "molto abondante castello di vino, oglio e d'altri frutti", diceva di Suvereto un frate bolognese in viaggio per la Maremma a metà del '500. Terra di vino Suvereto lo è sempre stata. Più alimento che bevanda, il vino, per i suoi contadini, per secoli. Anche dopo che Elisa Bonaparte, dinamica signora di Piombino, intuendone le potenzialità, vi aveva fatto impiantare un moderno vigneto "alla maniera di Bordeaux". Finché la millenaria tradizione si è schiusa in una vitivinicoltura fiorente e moderna, che, con l'istituzione della DOC Val di Cornia (1989), si è imposta all'attenzione dei mercati nazionali e internazionali, fino al riconoscimento ufficiale, nel 2000, di una specifica "Sottozona Suvereto", dedicata ad un vino rosso di grande pregio e, infine, nel 2011, l'attribuzione del marchio DOCG Suvereto, che ha coronato una crescita qualitativa ininterrotta. L'innesto, reso intelligente e raffinato dal lavoro di enologi di altissimo livello, del cabernet, del merlot, del sirah e altri vitigni, sulla spiccata vocazione storica per il sangiovese; lo straordinario sviluppo delle aziende; i prestigiosi riconoscimenti internazionali ottenuti dai loro vini, simboleggiano l'incontro vincente di tradizione e innovazione, che è il marchio stesso di questa produzione. Un tessuto fitto e vivace di piccole e medie aziende, che uniscono la qualità naturale del prodotto all'uso delle tecniche più moderne, la qualità ambientale del territorio all'impegno diretto e alla passione delle famiglie coltivatrici, è il segno stesso di questa "terra del vino". La presenza di enoteche e luoghi di degustazione nei vecchi vicoli del borgo e le numerose manifestazioni dedicate all'enogastronomia completano festosamente una vocazione antica e modernissima.

L'ULIVO E L'OLIO
Le colline attorno a Suvereto risplendono, sono tinte d'argento, tanti sono gli olivi che vi dimorano e che contendono alla sughera il primato della pianta più diffusa. A fianco di maestosi e imponenti alberi, il cui tronco è una scultura, trovano posto altre più giovani piante, egualmente produttive, a simbolo dell'amore che gli agricoltori nutrono per questa coltura. Un'olivicoltura non priva di difficoltà. I terreni collinari sono poveri e spesso sassosi, le terrazze con muretti a secco, incantevole lascito di qualche antenato, richiedono quotidiane attenzioni e duro lavoro. Ma gli olivicoltori sono assistiti da un clima particolarmente felice, che favorisce ottime produzioni qualitative. E' il Moraiolo, varietà particolarmente diffusa nei vecchi impianti, affiancata al Leccino e al Frantoio, a conferire aromi e profumi indimenticabili agli oli locali. Extra vergine saporiti dal fruttato verde, che rimanda a olive sane e raccolte al giusto grado di maturazione, con affascinanti sensazioni erbacee e di carciofo unite a piacevoli note di amaro e piccante, mai dominanti.
Fin dal medioevo la produzione di olio d'oliva eccedeva, nelle annata migliori, il consumo locale e poteva così alimentare un flusso commerciale verso le città toscane, mentre circa un secolo fa – all'alba del Novecento – erano attivi nel territorio comunale di Suvereto ben sedici frantoi, undici dei quali mossi dall'energia a vapore e gli altri funzionanti a trazione animale.
Oggi esistono due grandi frantoi moderni ed alcuni impianti aziendali per la frangitura delle olive, l’imbottigliamento è diffuso tra le  aziende agricole presenti, che vendono con successo su mercati vicini e lontani.
Suvereto quindi un'autentica terra d'olio, dove gli esperti olivicoltori e frantoiani sanno conciliare i pregi di antiche tradizioni, che non devono andare perdute, con tecniche e tecnologie moderne ed efficienti, in grado di garantire non solo genuinità ma anche qualità e salubrità. Non è solo olio quello che si può acquistare presso le aziende produttrici, nei frantoi e nelle botteghe de borgo: esso contiene e trasmette sapienza e amore. Una passione che non mancherà di coinvolgervi nel corso delle numerose manifestazioni enogastronomiche in cui vi imbatterete.

IL CARCIOFO VIOLETTO
Il carciofo violetto è prodotto in Toscana fin da lungo tempo e a trovato in particolare in Val di Cornia, e aree limitrofe, le condizioni ideali per la sua massima espressione dove ha assunto carattere colturale consolidato fin dagli anni 50.
Coltivato in coltura poliennale, su estensioni mai particolarmente estese, si avvantaggia della situazione climatica e della caratteristica dei terreni pianeggianti dell'area, che per la loro ricchezza di ferro e altri microelementi presenti naturalmente nel suolo, e per il periodo tardivo di produzione. Il suo periodo produttivo naturale va da fine marzo a tutto il mese di maggio, dove i "Carciofini" sono particolarmente abbondanti.
Non impone forzature colturali o particolari interventi di difesa sanitaria, tant'è che è prodotto anche in coltura asciutta (non irrigata), e in Val di Cornia costituisce una grande risorsa, così che la sua riscoperta oltre a garantire piacere al palato favorisce la tutela del territorio per la sua modesta esigenza colturale, e assenza di forzature produttiva.
Con il suo caratteristico colore violetto, dal punto di vista organolettico si differenzia agli altri carciofi per il suo spiccato carattere amarognolo, accompagnato dalla tenerezza del cuore.
La pianta è particolarmente generosa nella produzione di carciofini, ideali sia per il consumo crudo, ma soprattutto trasformato, che fanno di questo prodotto un prodotto unico e (nonostante molti tentativi) inimitabile.
Altri prodotti e specialità:
cinghiale sott'olio, farro, melone, melanzana, pomodoro, spinacio.

• Ricette tradizionali
Cinghiale in umido con le olive

• Altro
Martina Pietrelli
m.pietrelli@comune.suvereto.li.it