Gioi
Member of the Italian National Network
Gioi, comune nel cuore del Cilento collinare, conserva il fascino di un borgo medievale e il calore di una comunità viva.
Il comune si compone di due borghi : Gioi capoluogo e la frazione Cardile.
-Cosa Vedere:
A Gioi
Ruderi del Castello normanno;
Cinta muraria;
Palazzi baronali (Reielli, Conti, Salati, De Marco);
Porta “dei Leoni”( antica porta di accesso alla città);
Convento di San Francesco XIV secolo;
Chiesa di San Nicola;
Chiesa di Sant’Eustachio;
Chiesa di Santa Maria della Porta;
(Vedi descrizione dettagliata sotto).
A Cardile
La chiesa di San Giovanni Battista
Il palazzo Baronale dei fratelli Riccio
I sentieri naturalistici
Cardile in miniatura
( Vedi descrizione dettagliata sotto)
-Cosa Mangiare:
Durante la visita c’è la possibilità di scoprire i prodotti tipici locali come i FUSILLI e la SOPPRESSATA(Presidio Slow Food) che contraddistinguono il territorio e fanno parte della dieta Mediterranea, che troveremo nei negozi del luogo.
Il borgo medievale di Gioi è collocato sulla sommità di un colle, a 685 m. s.l.m., nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in posizione dominante sulla media valle dell’Alento. La parte più alta del borgo abbraccia la visuale del mare antistante la torre angioina di Velia alla costa prospiciente il castello aragonese di Agropoli. L’agricoltura è la principale attività di questo comprensorio accanto a quella silvo-pastorale. Le coltivazioni prevalenti riguardano l’olivo e la vite e gran parte del territorio, suddiviso in piccoli campi, viene adoperato per produzioni orticole.
Storia
Il toponimo “Gioi” deriverebbe, in base a quella che oggi risulta essere la tesi più attendibile, dalla passata esistenza di un tempio pagano dedicato a Giove. L’origine di Gioi è antica, e il luogo è ricco di memorie storiche a testimonianza della passata grandezza.Si ritiene sia stata edificata dai gentili e aumentò di prestigio in epoca normanna quando diventò il terzo baluardo difensivo della Rocca di Novi. Testimoni della sua storia sono nella parte più alta del paese i ruderi del Castello e l’antica cinta muraria in cui è possibile notare alcune torri e la porta detta “Dei Leoni”, l’unica delle sette porte sopravvissute che anticamente consentivano l’accesso al centro abitato. Da vedere le due bellissime chiese barocche di Sant’Eustachio e San Nicola, ricche di opere d’arte, e il convento di San Francesco ai piedi del paese.
Le fonti storiche testimoniano che diverse furono le invasioni che si susseguirono sul territorio gioiese: Longobardi, Bizantini, Arabi e Saraceni (VII-X secolo).
Intorno all’anno Mille anche a Gioi, come in tutto il territorio cilentano, fu molto incisiva l’azione dei monaci greco-bizantini e latini, da cui si crede derivi l’attuale centro abitato.
Fin dal periodo dei Normanni, il paese di Gioi era considerato “un centro di difesa e centro per l’amministrazione della giustizia decentrata”. Di particolare rilievo furono, nella seconda metà del XV secolo, con gli Aragonesi, le iniziative commerciali e artigianali che trovarono la loro espressione nelle Fiere e che fecero conoscere il luogo fino ai centri toscani.
Il prestigio e la ricchezza commerciale del luogo scemarono nel XVII secolo con l’arrivo della peste, lasciando il posto soltanto al lavoro agricolo che continuò ad assicurare una vita di sopravvivenza.
Cardile
Su una montagna tra Gioi e Cardile, tra l’VIII e il X sec., venne probabilmente costruita una laura basiliana ad opera dei monaci italo-greci, chiamata, ancora oggi, “la Laura”, in riferimento proprio all’antico villaggio. “La Laura” (dal greco “quartiere”) era solitamente un luogo ameno su cui i monaci costruivano delle capanne di legno, dove si appartavano dal mondo, rifugiandosi nella preghiera e nella meditazione. Verso la metà del sec. XVI scomparvero alcuni casali, tra cui quello di Teano e Casalicchio a causa delle scorribande compiute da Barbarossa, capo dei Saraceni, che dai lidi tirreni si spostava con rapace violenza verso le zone interne del Cilento. Si suppone che proprio gli abitanti di questi casali, costretti a riparare altrove, costruirono un nuovo nucleo abitativo: Cardile.
Patrimonio artistico – culturale
Sulla sommità del colle sorge il castello di cui sono attualmente visibili i ruderi riferibili al periodo normanno-svevo (XII-XIII) e al periodo angioino (XIII-XIV).
L’abitato è circondato da una cinta di mura con ampi tratti ancora ben conservati. La struttura ha andamento poligonale intervallato da torri circolari, troncoconiche e quadrate chiaramente frutto di interventi effettuati a più riprese fra XIII e XV secolo.
Tra gli edifici religiosi più antichi:
-Il Convento di San Francesco la cui fondazione risale al XV secolo da parte dell’Ordine dei Francescani;
il convento fu costruito extra moenia in un punto di passaggio obbligato per l’accesso al borgo, nel luogo dove sorgeva una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
-Sull’antichità della chiesa di San Nicola ci sono molte ipotesi. Si dice che l’origine di questa chiesa risale al XV secolo perché nella zona absidale sono venuti alla luce resti di affreschi databili in detto secolo. C’è chi dice che l’intitolazione a San Nicola sia avvenuta nel 1556 a causa di una peste e chi dice che è avvenuta nel 1561.
-Qualcuno fa risalire la costruzione della chiesa di Sant’Eustachio tra l’XI e XIII secolo ed aggiunge che il perimetro dove è posta la chiesa è quello di un tempio pagano dedicato a Giove.
Cardile
La chiesa, costruita probabilmente agli inizi del XV sec., è dedicata a San Giovanni Battista. Sin dalla sua fondazione, essa era costituita da una sola navata; il soffitto era a cassettoni di legno, al centro del quale vi era un dipinto del santo, mentre gli archi reggevano una volta a crociera. Nel corso degli anni ha subito numerose modifiche ed oggi la chiesa presenta nicchie laterali dove sono collocate le statue dei santi e le sue pareti, a seguito del restauro del 1995, sono state arricchite di murales raffiguranti alcuni momenti della liturgia, eseguiti dalla pittrice Gabriella D’Aiuto. La Chiesa di San Giovanni Battista custodisce una statua lignea settecentesca di pregevole valore di San Giovanni, un antico organo a canne e un settecentesco crocefisso della confraternita in cartapesta.
Il palazzo baronale si estendeva dalla platea delli venti all’abitazione della famiglia Riccio; al palazzo erano annesse le prigioni, la corte baronale e il frantoio. La platea la lavata (il termine lavata indicava una presa d’acqua pubblica) era in passato la piazza principale del paese; in questa piazza furono esposte le teste dei fratelli Riccio durante i moti del 1828.
La strada che unisce Capocardile e Piedicardile si dirama in varie direzioni, dando origine ad un’intricata serie di passaggi con volta in pietra che conducono nelle abitazioni e negli orti attigui (“Lo Vaglio”, “L’Orto di Gallo”, “Lo Pizzo di Fusco” e “L’Arco della Chiesa”).
Tutte le case del centro storico furono costruite su archi con volta a tutto sesto, in quanto la natura rocciosa del terreno e il dislivello altimetrico consentiva di costruire le abitazioni senza fondazioni, poggiandole direttamente sulla roccia sedimentaria. Nel suo interno sono ubicati antichi frantoi, il palazzo baronale, la piazzetta dove vennero esposte le teste dei fratelli Riccio durante la rivolta del 1828 (l'associazione “Martiri Riccio” ha realizzato anche un film sulla storia), la cappella di San Rocco. Interessante è il sentiero naturalistico che unito dalponte medievale a spina d'asino si conclude con la cappella della Madonna del Carmine, di origine basiliana, costruita sul precipizio di una rupe e che guarda sulla vallata dell'Alento.
Da visitare “Cardile in miniatura”, che con una struttura di oltre 30 mq, riproduce in scala l'antico borgo di Cardile con statuine in movimento, raffiguranti gli antichi mestieri della civiltà contadina e dell'artigianato di un tempo.
PRODOTTI TIPICI:
-Fusilli di Gioi
Il fusillo è una pasta lineare lunga dai 12 ai 15 cm rigorosamente prodotta a mano. La pasta viene lavorata attraverso un ferro a quadrello intorno al quale si arrotola il cingolo di pasta.
-Soppressata di Gioi (presidio slow food)
La sopressata di Gioi è un salume affumicato con stagionatura di almeno 40 giorni, dimensioni di circa 8 – 10 cm di diametro e 15 - 18 di lunghezza, da carne suina magra, recante al centro dell'impasto una fettuccia di lardo, conservato in vasi di vetro sottolio o sotto vuoto. Secondo una tradizione legata al periodo dell'emigrazione, la soppressata di Gioi viene anche inserita all'interno di un Cacio Cavallo ed è quindi possibile reperirla anche sotto questa particolare forma.
Fa parte dell'elencazione dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani e della lista dei presidi ritenuti meritevoli di tutela da parte dell'associazione Very Slooow Slow Food
EVENTI E MANIFESTAZIONI:
Gioi
-San Nicola (festa patronale)
-Madonna del Rosario (festa patronale)
-Madonna dello schito
-Festa del belvedere
-Beach volley
-Festa del lago
-Torneo paesano
Cardile
- San Giovanni Battista(festa patronale)
- San Rocco(festa patronale)
- Taranta Med